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Buoni pasto in maternità, che cosa stabilisce la normativa?
Buoni Pasto

Buoni pasto in maternità, che cosa stabilisce la normativa?

I buoni pasto rappresentano un benefit aziendale utilissimo e apprezzato sia dalle aziende che dai lavoratori. Ma si ha diritto a riceverli durante la maternità e l’allattamento?

I buoni pasto sono uno dei benefit aziendali più apprezzati dai lavoratori e, secondo la normativa, spettano a tutti i dipendenti subordinati. Si tratta di un servizio di mensa sostitutivo da utilizzare durante la pausa pranzo e non solo. Questi fringe benefit risultano vantaggiosi sia per gli impiegati che per l’azienda che li eroga tramite welfare aziendale, poiché grazie a questi è possibile ottenere diverse agevolazioni fiscali, oltre a favorire il benessere di tutti i lavoratori. Ma cosa succede quando la dipendente si trova in maternità? Scopriamolo in questo articolo.

 

Congedo di maternità: cosa sapere

Prima di tutto, è importante sapere che esistono diversi tipi di congedi di maternità e il riconoscimento dei buoni pasto dipende dalla fonte di erogazione. Ma andiamo con ordine e vediamo prima quali sono le differenze fra:

  • Maternità obbligatoria
  • Maternità facoltativa
  • Maternità anticipata

 

Maternità obbligatoria

La maternità obbligatoria, chiamata anche congedo di maternità obbligatorio, è il periodo in cui la dipendente deve astenersi obbligatoriamente dal lavoro durante la gravidanza e il puerperio o, in altri casi, a seguito di adozione o affidamento di minori. Questo periodo dura 5 mesi e può avere inizio:

  • durante i due mesi che precedono la data presunta del parto;
  • durante i tre mesi successivi al parto effettivo.

Oltre a essere un obbligo da parte del datore di lavoro, è anche un diritto indisponibile della lavoratrice. In altre parole, l’astensione dal lavoro non può essere in nessun caso oggetto di rinuncia, nemmeno in caso di ottime condizioni di salute della madre e del feto. L’INPS riconosce in questo caso un’indennità pari all’80% dello stipendio percepito dalla lavoratrice.

Maternità facoltativa

Una volta trascorso il periodo di congedo di maternità obbligatorio che, come abbiamo visto, è pari a 5 mesi complessivi, la lavoratrice ha il diritto di richiedere ulteriori mesi di astensione facoltativa dal lavoro dopo la nascita o l’adozione del figlio. Inoltre, la maternità facoltativa può essere richiesta da entrambi i genitori nei primi 12 anni di vita del figlio, quindi è un diritto riconosciuto anche al lavoratore padre. A differenza del congedo obbligatorio, viene indennizzato dall’INPS al 30% della retribuzione e può essere utilizzando anche sotto forma di permessi.

Maternità anticipata

In alcuni casi è possibile o necessario usufruire della maternità anticipata. Nello specifico, la lavoratrice può richiedere di anticipare il periodo di maternità obbligatorio quando sussistono gravi malattie o complicanze che possono compromettere la gravidanza oppure quando le condizioni lavorative o ambientali non possono essere ritenute consone per tutelare la salute del bambino e/o della donna. Lo stesso vale quando la donna è addetta a lavorazioni pericolose, pesanti e/o insalubri e non è possibile assegnarle altre mansioni compatibili con il suo attuale stato di salute.

 

Buoni pasto durante il congedo di maternità

Come accennato, il riconoscimento dei buoni pasto nel periodo di maternità obbligatoria dipende sostanzialmente dalla fonte di erogazione. Cosa vuol dire? Significa che le dipendenti hanno diritto ai buoni pasto durante tale periodo solo se il regolamento interno aziendale, il contratto individuale o la contrattazione li prevedono. Trattandosi di un elemento del trattamento economico e normativo che l’azienda è obbligata a garantire ai propri lavoratori, infatti, anche nel periodo di maternità dovrà essere garantito questo servizio.

Diversamente accade invece quando il buono pasto è erogato dal datore di lavoro su base volontaria, in assenza di un accordo individuale. In questo caso la lavoratrice non avrà il diritto a ricevere i buoni pasto.

In ogni caso, qualora la dipendente in maternità abbia diritto al servizio sostitutivo di mensa aziendale, questi non contribuiranno alla formazione del reddito da dipendente fino al limite giornaliero di 8 euro in caso di buoni pasto elettronici o di 4 euro in caso di buoni pasto cartacei.

È importante sapere che ciò che la legge prevede per la maternità obbligatoria vige anche in caso di paternità obbligatoria con l’unica differenza che invece di durare 5 mesi la sua durata è pari a 10 giorni.

E per quanto riguarda invece i buoni pasto durante il congedo parentale? A prescindere dai contratti collettivi e dalla modalità di erogazione, purtroppo, durante la maternità facoltativa e il congedo parentale non sono previsti questi benefit per i lavoratori.

 

Buoni pasto durante il periodo di allattamento

Tutte le donne dipendenti in maternità devono sapere che anche durante l’allattamento vengono maturati i buoni pasto. La Cassazione ha stabilito che la dipendente ha diritto al riconoscimento dei buoni pasto soltanto se la sua prestazione lavorativa è di almeno 6 ore al giorno o pari a quanto stabilito dalla contrattazione collettiva. Infatti, l’erogazione dei buoni pasto è correlata al diritto a fare un intervallo in una giornata lavorativa con una durata superiore a sei ore.

 

Come sostenere le lavoratrici in maternità con il welfare aziendale

Ogni azienda può scegliere di sostenere i dipendenti che sono diventati genitori e, nello specificato, le neo o future mamme, in svariati modi. È possibile scegliere fra numerosi benefit come ad esempio i voucher welfare, che danno alle madri e ai padri la possibilità di acquistare beni e servizi necessari durante il periodo di maternità e per i bambini in generale (asili nido, baby sitter, ecc); i rimborsi spesa, i buoni regalo e molti altri ancora.

Oltre ai benefit citati, i datori di lavoro hanno a loro disposizione una vasta gamma di fringe benefit da scegliere in base alle esigenze dei propri dipendenti e dell’azienda stessa, che risultano convenienti per tutti in quanto prevedono numerose agevolazioni fiscali e contribuiscono al miglioramento del clima aziendale e del benessere generale dei lavoratori.


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