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Welfare Aziendale
Servizi che danno colore al lavoro dei dipendenti e alla vita privata
Welfare Aziendale
Luglio 21, 2020
Welfare Aziendale
Vantaggi del welfare aziendale per aziende e dipendenti
Il welfare aziendale comprende tutte le iniziative messe in campo da un’azienda per favorire il benessere dei propri dipendenti e comporta numerosi vantaggi anche per l’impresa stessa. Ecco quali sono tutti i vantaggi del welfare aziendale.
Grazie al welfare aziendale, i dipendenti delle aziende che ne applicano i principi godono di un maggiore benessere e di un migliore work-life balance. Tutto ciò garantisce alle imprese una maggiore produttività ed efficienza. Questi sono solo alcuni dei vantaggi del welfare aziendale per aziende e dipendenti. Vediamo quali sono gli altri.
Welfare aziendale: cosa ci guadagna l’azienda?
Quali sono i vantaggi per il dipendente?
Welfare aziendale: esistono degli svantaggi?
Tassazione del welfare aziendale
Welfare aziendale: cosa ci guadagna l’azienda?
Negli ultimi anni c’è stata una crescente attenzione nei confronti del welfare aziendale da parte delle PMI, che si sono rese conto dei numerosi vantaggi dati dall’introduzione di un piano di welfare aziendale ben strutturato e bilanciato.
In particolare, sono 3 i vantaggi principali che derivano dall’offrire ai lavoratori incentivi che migliorino la loro vita lavorativa e personale:
miglioramento del clima aziendale;
aumento della soddisfazione e del benessere dei dipendenti;
vantaggi fiscali.
Perché abbiamo indicato questi tre come i principali vantaggi di un buon piano di welfare? Perché il miglioramento del clima aziendale, che deriva dall’offrire ai collaboratori un ambiente di lavoro più moderno e flessibile e dal garantire il loro benessere tramite l’erogazione di beni e servizi dedicati anche alle loro famiglie, è ciò che genera tutta una serie di altri vantaggi che non sono di certo trascurabili.
Uno dei maggiori è di sicuro l’incremento di produttività e competitività, dovuto al fatto che i dipendenti più felici e soddisfatti sono anche più produttivi.
Non solo. Quando un lavoratore è soddisfatto del proprio lavoro, non lo lascerà per andare a cercare nuove opportunità e si sentirà più fedele nei confronti dell’azienda. Ciò significa che le aziende con un buon piano di welfare aziendale riscontrano una riduzione del turnover, e si trovano quindi a risparmiare sui costi e sulla formazione per l’inserimento dei nuovi assunti.
Una maggiore fidelizzazione dei lavoratori, inoltre, riduce spontaneamente il fenomeno dell’assenteismo.
Un altro dei vantaggi della corretta applicazione delle misure di welfare aziendale è il ritorno d’immagine. Un’impresa che appare virtuosa ai propri dipendenti, si mostra tale anche ai propri concorrenti e ai vari soggetti con cui si trova a relazionarsi, compresi i possibili, nuovi, dipendenti.
Sono molte, infatti, le persone desiderose di lavorare per un’azienda che valorizza i propri collaboratori, riconoscendone i meriti e avendo a cuore il loro benessere.
Veniamo ai vantaggi fiscali. Un vantaggio non trascurabile dell’applicazione del welfare aziendale è dato anche dalle numerose agevolazioni fiscali riservate alle imprese che mettono in atto dei piani di welfare. Tali agevolazioni consistono nella detassazione parziale o totale delle somme investite. Si tratta, forse, del beneficio maggiore per un’azienda, soprattutto a fronte dei numerosi riscontri ottenuti.
Attenzione, però. Solo le aziende che offrono benefit di vario tipo ai propri dipendenti per ottemperare alle disposizioni contenute nei CCNL di primo e secondo livello, o per tener fede agli accordi sindacali, sono esentate dal pagamento di tasse e contributi sugli importi spesi per l’erogazione di tali benefit.
Quali sono i vantaggi per il dipendente?
Se l’applicazione delle misure di welfare aziendale è vantaggiosa per le aziende, non lo è da meno per i dipendenti, che ottengono tutta una serie di benefici dalla fruizione delle agevolazioni messe a loro disposizione.
Grazie alle misure a sostegno del reddito offerte nell’ambito dell’applicazione delle politiche di welfare aziendale, i dipendenti non ricevono somme in busta paga che vengono in parte erose dalla tassazione, ma tutta una serie di beni e servizi destinati a loro stessi e ai familiari, la cui fruizione è in grado di migliorare la qualità della loro vita lavorativa e privata.
Tra i maggiori vantaggi del welfare aziendale per i dipendenti ci sono:
aumento del benessere personale, grazie alla fruizione di benefit come i servizi sostitutivi di mensa, o dalla possibilità di utilizzare la propria quota di welfare per acquistare abbonamenti in palestra, andare al cinema o al teatro o viaggiare;
aumento della capacità di conciliazione vita-lavoro, che il lavoratore può ottenere usufruendo dei servizi dedicati al benessere familiare o dello smart working;
maggior potere d’acquisto, ottenuto, ad esempio, grazie al rimborso delle spese di viaggio sostenute per recarsi al lavoro, oppure delle spese sostenute per l’acquisto di testi scolastici o per il pagamento delle rette delle scuole per l’infanzia;
riduzione del cuneo fiscale, grazie alla detassazione dei servizi di welfare.
Welfare aziendale: ci sono degli svantaggi?
Non dimentichiamo che il welfare aziendale offre soprattutto vantaggi sia alle aziende che ai loro dipendenti, ma possono esserci talvolta anche dei piccoli svantaggi.
Possibili svantaggi per le aziende
Possono derivare soprattutto dal fallimento delle misure di welfare, causate dalla creazione di un piano di welfare che non risponda davvero ai bisogni dei dipendenti. O dalla mancanza di una comunicazione chiara e adeguata su quali siano i benefit riservati ai dipendenti e le modalità con cui possono usufruirne.
Un altro svantaggio del welfare aziendale, per le imprese, è dato dalla minor detassazione (solo il 5 per mille degli importi investiti), nel caso in cui le misure siano attivate per decisione unilaterale della stessa, o siano erogate a un gruppo troppo ristretto di dipendenti.
Molte aziende che non hanno ancora attuato piani welfare, ritengono che offrire agevolazioni ai propri dipendenti sia dispendioso. Questo perché non tengono in conto i numerosi vantaggi, anche in termini di guadagno, che essi producono.
Possibili svantaggi per i dipendenti
Tra gli svantaggi per i lavoratori ci sono:
il divieto di convertire in denaro le misure di welfare aziendale erogate, specialmente se vengono offerte alternative poco appetibili;
la perdita della quota di contributi versata dall’azienda sull’importo erogato sotto forma di benefit. Perdita che, tuttavia, può essere compensata se si decide di usare come benefit la conversione totale o parziale della quota di welfare in una pensione complementare.
Quasi tutti gli svantaggi del welfare aziendale sono inferiori ai benefici che derivano dalla sua applicazione.
Inoltre, molti dei problemi che colpiscono aziende e dipendenti possono essere annullati dalla creazione di un solido piano di welfare. Per questo, per un’impresa può essere utile affidarsi a società che offrono il servizio di creazione e gestione dei piani di welfare aziendale, come Day Welfare, che aiuta i reparti di risorse umane a pianificare tutto fin nei minimi dettagli.
Tassazione del welfare aziendale
La tassazione del welfare aziendale è regolamentata da una serie di normative.
La più importante di tutte è sicuramente il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che agli articoli 51 e 100 definisce le agevolazioni e gli obblighi fiscali concernenti il reddito da lavoro dipendente e il reddito delle imprese.
In particolare, l’articolo 51 del TUIR, determina quali siano le somme e i servizi che concorrono, in tutto o in parte, a formare il reddito da lavoro dipendente.
Vediamo quali sono i casi più frequenti di esenzione totale o parziale dei benefit dal reddito imponibile secondo la normativa:
SERVIZIO EROGATO
REGIME FISCALE
Contributi per l’assistenza sanitaria integrativa
Non concorrono a formare il reddito del dipendente fino ad un massimo di 3.615,20 euro annui (vanno ricomprese sia le somme versate dal datore di lavoro, sia le somme versate dal dipendente)
Premi versati per assicurazioni per rischi legati alla professione
Non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente
Contributi versati dall’azienda e dal lavoratore a fondi di previdenza complementare
Non concorrono alla formazione del reddito fino a 5.164,57 euro annui.
Servizi di trasporto collettivo forniti per agevolare il raggiungimento del posto di lavoro
Non concorrono alla formazione del reddito
Servizi, rimborsi e prestazioni erogati dal datore di lavoro per la fruizione, da parte dei familiari dei dipendenti, di servizi di educazione e istruzione, anche in età prescolare, compresi i servizi integrativi connessi.
Non concorrono alla formazione del reddito
Erogazione di borse di studio per i componenti della famiglia dei lavoratori
Non concorrono alla formazione del reddito
Erogazione di somme o rimborso delle spese sostenute per la frequenza di centri estivi o di doposcuola dei familiari dei lavoratori.
Non concorrono alla formazione del reddito
Erogazione di somme o prestazioni per la fruizione di servizi di assistenza per parenti anziani o non autosufficienti
Non concorrono alla formazione del reddito
Oneri di utilità sociali (check-up medico, abbonamenti a palestre, cinema o teatri, finanziamento di corsi di studio extra aziendali, servizi di baby-sitting)
Non concorrono alla formazione del reddito
Voucher, buoni spesa, buoni carburante
Non concorrono a formare il reddito se il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ha un importo complessivo non superiore a 258,23 euro annui.
Beni e servizi di welfare aziendale erogati in sostituzione del premio di risultato
Non concorrono alla formazione del reddito fino all’importo massimo di 3.000 euro annui
Per quanto riguarda le somme spese dall’azienda per finanziare le misure di welfare aziendale, secondo quanto stabilito dall’articolo 100 del TUIR, la deducibilità massima dei beni e i servizi erogati in seguito un’iniziativa unilaterale dell’impresa è del 5 per mille dell’importo totale.
Qualora le misure di welfare aziendale siano comprese nella contrattazione collettiva di primo e secondo livello o negli accordi stipulati dall’azienda con i sindacati, e quindi la loro erogazione risulti obbligatoria, le somme investite per finanziarle sono totalmente esenti da tassazione.
Inoltre, per avere accesso alla detassazione, le imprese devono offrire i servizi di welfare aziendale alla totalità dei dipendenti o a categorie omogenee di lavoratori.
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Luglio 16, 2020
Welfare Aziendale
Come attivare un piano di welfare aziendale
Il piano di welfare aziendale è uno degli strumenti preferiti dalle aziende che desiderano offrire delle agevolazioni ai propri collaboratori, per migliorare il clima aziendale. Scopri come funziona.
Le aziende hanno sempre più a cuore il benessere dei propri dipendenti e mettono in campo misure sempre più moderne e agili per garantirlo. Grazie alla creazione di piani di welfare aziendale, le imprese possono offrire ai lavoratori tutta una serie di benefit che migliorino la qualità della vita sia nella sfera lavorativa, sia nella sfera personale. In questo articolo ti spiegheremo cos’è, come funziona e come si attiva un piano di welfare aziendale.
Cos’è un piano di welfare aziendale e quali tipologie esistono
Come attivare un piano di welfare aziendale
Quali beni e servizi è possibile inserire in un piano di welfare aziendale?
Quanto costa gestire un piano di welfare aziendale?
Che cos’è un piano di welfare aziendale?
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di welfare aziendale. Cosa si intende, di preciso, con questo termine?
Il termine welfare aziendale viene utilizzato per indicare quell’insieme di politiche aziendali che si occupano di migliorare il benessere dei dipendenti, rendendo più agevole la conciliazione vita-lavoro, tramite l’erogazione di servizi di sostegno al reddito. Tali servizi possono essere complementari o alternativi alla retribuzione ordinaria.
Sono sempre di più gli studi che indicano come la soddisfazione in ambito lavorativo renda i dipendenti più soddisfatti e li spinga ad aumentare la produttività, creando quindi un valore aggiunto per l’azienda.
Perché il welfare aziendale diventi una vera e propria opportunità di crescita, per un’impresa, e comporti anche dei vantaggi fiscali, deve essere pianificato in ogni minimo dettaglio: dalla scelta delle agevolazioni da offrire ai dipendenti fino alla loro erogazione.
È a questo punto che entra in gioco il piano di welfare aziendale: un vero e proprio programma che si occupa di tutti gli aspetti che riguardano le agevolazioni offerte ai dipendenti, che le aziende possono scegliere di attuare da sé oppure dare in gestione a delle società che si occupano di tutti gli aspetti dei piani di welfare aziendale.
Nessun piano di welfare aziendale può, e deve, essere uguale a un altro. Ogni azienda è inserita in un preciso contesto territoriale, ha una sua cultura d’impresa, valori precisi e un suo particolare approccio alle risorse umane, nonché dipendenti con bisogni ben definiti.
Un buon piano di welfare, perciò, non può non tenere conto di tutti questi fattori, per funzionare davvero.
Tipologie di piani di welfare aziendale
Quando si parla di piani di welfare si intende una categoria molto ampia di interventi, che al suo interno comprende strategie molto diverse tra loro anche nella forma, non solo nei contenuti.
Per quanto riguarda la forma, in particolare, devi sapere che esistono 3 diverse tipologie di piani di welfare aziendale, che si configurano anche in un diverso trattamento fiscale:
welfare volontario;
welfare contrattato;
welfare di produttività.
I piani di welfare volontario vengono attuati dall’azienda con un’azione unilaterale. In questo caso è il datore di lavoro a decidere gli importi da destinare alla loro attuazione, i destinatari e il tipo di benefit da erogare. L’agevolazione fiscale, per questo tipo di piani, è pari al 5 per mille del valore dei servizi erogati.
I piani di welfare contrattato sono quelli che derivano da un’imposizione del CCNL o da contrattazioni di secondo livello intraprese con le sigle sindacali. Solitamente, in questi casi, l’impresa decide insieme ai sindacati quali sono i destinatari e il tipo di prestazioni da inserire nel piano di welfare.
C’è poi il welfare di produttività, che è uno dei modelli più apprezzati dalle aziende italiane. Esso consiste nell’offrire al dipendente la possibilità di convertire il proprio premio di produttività in prestazioni di welfare aziendale, purché nel corso dell’anno ci sia stato un incremento misurabile della produttività dell’azienda. Anche questo tipo di piano di welfare può essere attuato solo in presenza di un obbligo derivato dal CCNL di riferimento o dagli accordi stipulati in sede di contrattazione di secondo livello aziendale o territoriale.
Come attivare un piano di welfare aziendale?
Per attivare un piano di welfare aziendale non basta solamente decidere, dall’oggi al domani, di erogare dei benefit ai propri dipendenti.
Se si ha in mente di avviare una politica volta al miglioramento del work-life balance dei propri collaboratori, si deve mettere in atto una strategia ben definita, che passa attraverso diverse fasi.
1. Analisi della situazione contrattuale dell’azienda e delle relazioni sindacali
Quando un’impresa decide di attuare un piano di welfare aziendale, la prima cosa che deve fare è analizzare la sua situazione contrattuale, per capire se essa preveda già l’erogazione di alcune misure di welfare ai dipendenti.
Molti CCNL di categoria, infatti, obbligano le aziende che li applicano ad offrire ai dipendenti determinate misure di welfare.
Può anche accadere che siano già in essere contrattazioni di secondo livello o accordi sindacali che comprendano alcune misure di welfare.
Nel caso in cui un’impresa abbia già stabilito l’erogazione di alcune misure di welfare, può decidere di perfezionarle o ampliare l’offerta o la platea dei beneficiari.
2. Analisi della popolazione aziendale e dei bisogni dei dipendenti
Un piano di welfare davvero efficace non può prescindere da un’attenta analisi della popolazione aziendale e dei suoi bisogni.
Per questo, è utile avviare dei sondaggi per capire quanto i collaboratori siano soddisfatti delle misure già erogate. Un sondaggio può essere utile per capire quali misure di welfare potrebbero risultare più gradite e necessarie ai dipendenti.
Oltre ad analizzare la soddisfazione dei dipendenti e le loro esigenze, per strutturare un piano di welfare è utile anche censire i lavoratori, dividendoli per fasce di età, sesso ed interessi.
3. Creazione ed attuazione del piano di welfare e misurazione dei risultati
L’ultimo passo consiste nella creazione del piano di welfare aziendale vero e proprio e nella sua attuazione.
Dopo aver analizzato a fondo la propria situazione contrattuale e aver svolto dei sondaggi per comprendere meglio le necessità dei propri dipendenti, l’azienda decide:
l’importo del budget che intende investire nel piano di welfare,
come comporre il pacchetto di beni e servizi,
le modalità di erogazione degli stessi.
L’impresa può svolgere autonomamente questi passaggi, affidando l’incarico al reparto che si occupa delle risorse umane, oppure affidarsi a chi si occupa della creazione e della gestione di piani di welfare aziendale personalizzati. Come Day, che con la piattaforma Day Welfare aiuta le aziende a creare e gestire i piani di welfare aziendale.
Una volta attuato, il piano di welfare non può essere abbandonato a sé stesso. È importante che l’impresa ne monitori periodicamente l’andamento, per verificarne l’efficacia.
Quali beni e servizi è possibile inserire in un piano di welfare aziendale?
Un piano di welfare aziendale è uno strumento molto flessibile, che permette alle imprese di strutturarlo nella maniera che preferiscono, inserendo al suo interno un’ampia gamma di beni e servizi.
Ecco alcuni tra i benefit più comuni che un’impresa può inserire nel proprio piano di welfare:
introduzione di forme di lavoro che agevolino la conciliazione vita-lavoro, come la banca ore, l’offerta di una maggiore flessibilità oraria e la possibilità di ottenere un contratto part-time, lo smart working e il job-sharing;
erogazione di servizi di risparmio, come il rimborso delle spese per l’acquisto dei testi scolastici per i figli, i buoni acquisto, il servizio di trasporto aziendale, il rimborso delle spese mediche, l’offerta di alloggi a prezzi agevolati, le convenzioni con cinema, teatri e palestre, i viaggi premio aziendali, la stipula un’assicurazione sanitaria o la possibilità di formare una pensione integrativa presso fondi di previdenza complementare;
erogazione di servizi salva-tempo come la mensa aziendale, il car pooling, il servizio lavanderia;
erogazione di servizi di cura della persona rivolti alle famiglie dei dipendenti, come l’asilo nido aziendale, il rimborso delle spese sostenute per le rette di scuole dell’infanzia, doposcuola invernali, centri estivi, l’assistenza agli anziani o ai parenti non autosufficienti;
erogazione di servizi per il benessere dei dipendenti, come i programmi di medicina preventiva, lo sportello medico, la palestra interna e la zona relax, i corsi di formazione e le borse di specializzazione.
Chi ha diritto a usufruire del welfare aziendale?
Secondo quanto stabilito dalla legge, le aziende possono strutturare i propri piani di welfare includendo al loro interno servizi destinati alla fruizione sia da parte dei lavoratori dipendenti, sia da parte dei loro familiari.
La normativa di riferimento (art.12 del TUIR) stabilisce che i familiari ammessi al godimento dei servizi di welfare aziendale sono il coniuge non legalmente separato, i figli (compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottati e in affidamento), i genitori, i suoceri, i generi e le nuore, i fratelli e le sorelle.
Quanto costa gestire un piano di welfare aziendale?
Il costo della gestione di un piano di welfare aziendale è variabile e dipende da diversi fattori:
il numero di dipendenti a cui si intendono erogare i benefit previsti dal piano;
il costo dei benefit erogati;
le tasse.
Poniamo il caso che un’azienda di medie dimensioni decida di erogare a tutti i propri dipendenti un credito welfare di 200 euro annuali, che consenta loro di accedere a un paniere di beni e servizi che comprende il rimborso delle spese per la famiglia o il tempo libero (acquisto di testi scolastici, rette per asili, doposcuola e centri estivi, spese per assistenza agli anziani, abbonamento in palestra e così via).
Presumendo che l’azienda abbia un numero di dipendenti pari a 250 unità, e che le misure di welfare siano ricomprese in una contrattazione di primo o secondo livello o in un accordo sindacale, il costo del piano di welfare ammonterebbe a 50.000 euro. Questo perché, tra i vantaggi dei piani di welfare, c’è la detassazione e l’intero importo investito in welfare sarebbe escluso dalla tassazione, secondo quanto stabilito dall’art.51 del TUIR.
Nel caso in cui l’attuazione del piano di welfare fosse frutto di un’iniziativa unilaterale dell’azienda, invece, il costo del piano di welfare aumenterebbe, poiché sarebbe deducibile dalle tasse solo il 5 per mille dell’intero importo.
Prendiamo invece il caso di un’azienda con 200 dipendenti che decida di erogare un premio di risultato di 1.000 euro ai propri collaboratori nel caso in cui vengano raggiunti determinati obiettivi di produttività, innovazione o redditività, offrendo loro la possibilità di convertire il premio in servizi di welfare aziendale. In questo caso, a seconda della modalità di erogazione del premio, cambierebbe anche il costo sostenuto dall’azienda.
Se, infatti, l’importo venisse erogato in denaro, l’azienda spenderebbe 1.323 euro per ogni dipendente, mentre il lavoratore riceverebbe 880 euro in busta paga (fino a 3.000 euro i premi di risultato a tassazione agevolata). Se l’azienda predisponesse un piano di welfare aziendale per l’erogazione del premio di risultato e tutti i dipendenti decidessero di convertire il proprio premio nei servizi compresi al suo interno, l’azienda spenderebbe 1.000 euro per erogare il premio di risultato e il dipendente riceverebbe beni o servizi per il suo intero valore.
Luglio 07, 2020
Welfare Aziendale
I viaggi premio aziendali come benefit per i dipendenti
I piani di welfare aziendale predisposti dalle imprese per favorire il work-life balance dei dipendenti, sono sempre più ricchi e strutturati e prevedono l’erogazione di servizi fruibili anche nel tempo libero. Come i viaggi premio aziendali. Scopri di più su questo tipo di benefit.
Oggi il benessere psicofisico dei dipendenti è tenuto in grande considerazione dalle aziende, che mettono a loro disposizione una serie di benefit di cui possano beneficiare non solo durante le ore di lavoro, per rendere più piacevole e meno stressante la vita lavorativa, ma anche nel tempo libero.
Un esempio di questi benefit sono i viaggi premio aziendali. Cosa sono, come funzionano e come sono inquadrati dal punto di vista fiscale? Ecco tutto quello che devi sapere.
Benefit aziendali: perché offrirli ai dipendenti?
Cosa sono i viaggi premio aziendali?
Le soluzioni per le aziende che vogliono inserire i viaggi premio nei loro piani di welfare
Qual è il trattamento fiscale dei viaggi premio per i dipendenti?
Benefit aziendali: perché offrirli ai dipendenti?
I benefit aziendali sono beni e servizi che il datore di lavoro eroga ai propri dipendenti in aggiunta al normale compenso in denaro. Il loro scopo è quello di migliorare la qualità della vita dei collaboratori sia nell’ambito lavorativo, sia nella propria sfera personale.
Solitamente, i benefit sono ricompresi in dei piani di welfare aziendale che prevedono non solo il miglioramento dell’ambiente di lavoro, ma anche l’offerta di tutta una serie di beni e servizi fruibili dal dipendente e dal suo nucleo familiare.
Questo perché le aziende hanno capito che questa scelta comporta numerosi vantaggi, sia per quanto riguarda la soddisfazione dei collaboratori, sia dal punto di vista fiscale. Dei collaboratori più felici e sereni, infatti, hanno una motivazione ulteriore per lavorare meglio e aumentare così i propri livelli di produttività; inoltre, si sentono più legati e fedeli all’impresa per la quale lavorano.
Un buon piano di welfare aziendale, che comprenda dei benefit interessanti, come la possibilità di viaggiare, è anche un buon biglietto da visita per attrarre nuovi collaboratori di talento.
Tra i benefit aziendali più apprezzati dai lavoratori, dopo l’auto, il telefono aziendale e il sostegno alle spese per servizi scolastici e familiari, ci sono i viaggi premio.
Cosa sono i viaggi premio aziendali?
I viaggi premio aziendali sono un benefit che viene erogato dalle aziende ai propri collaboratori.
Solitamente, questo tipo di flexible benefit consiste in una somma in denaro o in un voucher che i dipendenti possono impiegare per acquistare servizi turistici presso le attività convenzionate, quali pernottamenti in hotel, voli e anche pacchetti viaggio completi.
All’estero i viaggi premio ai dipendenti sono ormai una realtà consolidata, tanto che la maggioranza delle imprese investe ogni anno una quota dei suoi guadagni per offrire ai dipendenti la possibilità di viaggiare. Negli ultimi anni, con l’aumento dell’attenzione rivolta dalle aziende al benessere dei propri collaboratori, anche in Italia è cresciuto il numero delle imprese che scelgono di offrire questo tipo di agevolazione ai dipendenti, inserendole nei loro piani di welfare.
Ancor di più dopo che la Legge di stabilità del 2016 li ha inseriti tra le agevolazioni che non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, assoggettandoli a una tassazione agevolata anche per le imprese.
Le tipologie di viaggio e di servizi turistici offerte nell’ambito dell’applicazione delle politiche di welfare aziendale sono le più svariate e possono comprendere viaggi aziendali, pacchetti di viaggio completi, soggiorni premio o upgrade di servizi già prenotati, come voli aerei e pernottamenti in hotel. Tutto dipende dal budget che viene stanziato, o dall’ammontare del premio di risultato che il lavoratore decide di convertire in flexible benefits.
In alcuni casi è l’azienda a scegliere la destinazione del viaggio premio. Più spesso questa scelta viene lasciata al dipendente, che può decidere in base alle opzioni messe a sua disposizione.
Perché i viaggi premio piacciono ai lavoratori?
Ci sono tante ragioni che rendono i viaggi premio erogati dall’azienda un bonus appetibile. Sicuramente la possibilità di prendere una pausa dalla vita di tutti i giorni e rilassarsi è una delle maggiori.
Grazie al bonus elargito dall’azienda, poi, molte persone hanno la possibilità di visitare posti nuovi. Possibilità che spesso, in condizioni normali, non avrebbero. Specialmente se si tratta di persone giovani, che magari hanno una famiglia e figli piccoli.
Ricevere un viaggio premio dalla propria azienda, inoltre, fa sentire il lavoratore gratificato, perché dimostra l’interesse concreto dell’impresa per il suo benessere, e ne aumenta quindi il prestigio ai suoi occhi.
Tra le destinazioni più apprezzate dai lavoratori per i viaggi premio ci sono le località balneari esotiche e nostrane, le capitali europee, i soggiorni in villaggi turistici e residence o nelle città d’arte d’Italia e i fine settimana dedicati al relax e al benessere.
I piani di welfare ben strutturati, di solito, sono differenziati per fasce d’età e interessi dei dipendenti e prevedono di offrire ai lavoratori una scelta ampia e diversificata anche in fatto di viaggi premio, che tenga conto dell’età e della situazione familiare.
Differenza tra viaggi premio e viaggi incentive
Molto spesso si sente parlare dei viaggi incentive come riconoscimento offerto dalle aziende ai dipendenti o come regali per i clienti, e si sovrappone questa forma di benefit ai viaggi premio.
In realtà, tra viaggi premio e viaggi incentive ci sono parecchie differenze.
I viaggi premio, come abbiamo visto, vengono solitamente messi a disposizione dei collaboratori di un’azienda e dei loro nuclei familiari, mentre i clienti sono esclusi dalla loro fruizione. Possono essere compresi in un paniere di beni e servizi offerti alla totalità dei dipendenti, o comunque a un’intera categoria di lavoratori, nell’ambito di un piano di welfare aziendale.
Possono anche essere erogati in sostituzione del premio di produttività, purché l’impresa, nel suo insieme, abbia raggiunto determinati risultati che abbiano portato a un incremento di redditività, qualità ed efficienza.
I viaggi incentive, invece, sono una sorta di vacanza di gruppo che le aziende possono organizzare con i propri clienti o i propri collaboratori.
Al contrario dei viaggi premio, quindi, i viaggi incentive sono spesso riservati a un gruppo più o meno ristretto di dipendenti (e non anche alle loro famiglie), che visiteranno tutti insieme una destinazione scelta dall’azienda. Una vacanza collettiva, insomma.
Nel caso siano rivolti ai dipendenti, possono essere organizzati per la totalità di essi, anche se più spesso vengono offerti a un ristretto gruppo di collaboratori meritevoli, che sono riusciti a raggiungere gli obiettivi fissati dal regolamento aziendale. Hanno la duplice finalità di offrire un riconoscimento a coloro che sono riusciti a raggiungere il traguardo fissato, e di incentivare coloro che, invece, non ce l’hanno fatta.
Le soluzioni per le aziende che vogliono inserire i viaggi premio nei loro piani di welfare
Le imprese che vogliono offrire ai propri collaboratori dei viaggi premio che rispondano davvero ai loro gusti e alle loro esigenze, solitamente, hanno a disposizione due soluzioni.
La prima è quella di stipulare accordi diretti con vari soggetti che si occupano di turismo, come agenzie di viaggi, tour operator, strutture ricettive e compagnie aeree. I dipendenti potranno scegliere di usufruire di singoli servizi per ammortizzare le spese di viaggio oppure di pacchetti di viaggio completi, a seconda delle proprie esigenze e della somma a loro disposizione.
La seconda soluzione a cui possono ricorrere le aziende è quella di affidarsi a una società che si occupa di sviluppo e gestione di piani di welfare completi e diversificati, come quelli realizzati nell’ambito della piattaforma Day Welfare.
In questo caso, la piattaforma mette a disposizione del dipendente una selezione di servizi di trasporto, strutture ricettive, viaggi e pacchetti vacanze provenienti da partner affidabili.
Un esempio di questo servizio è la piattaforma ClickAndBuy di Day, che il lavoratore può scegliere per utilizzare i voucher erogati dall’azienda.
Qual è il trattamento fiscale dei viaggi premio per i dipendenti?
I viaggi premio rientrano in quella categoria di benefici complementari allo stipendio, definiti flexible benefits, che le aziende offrono ai propri collaboratori nell’applicazione delle politiche di welfare aziendale; pertanto, godono di tassazione agevolata.
La normativa di riferimento per determinare il trattamento fiscale dei viaggi premio è costituita dal TUIR.
Secondo l’articolo 51 del Testo Unico sulle Imposte sui Redditi, i flexible benefits sono esclusi dall’imposizione retributiva e contributiva per il loro intero valore nel caso in cui la loro erogazione sia prevista dalle contrattazioni collettive delle aziende del settore privato o qualora il lavoratore dipendente decida di usufruirne in sostituzione del proprio premio di risultato.
La detassazione dei flexible benefits si applica non solo ai redditi da lavoro dipendente, ma anche ai redditi dell’impresa che li ha erogati, se essi rientrano nella casistica prevista dalla legge.
Nel caso specifico dei viaggi premio, questi ultimi rientrano nelle finalità di ricreazione previste dall’articolo 100 del TUIR e sono quindi deducibili per una quota massima del 5 per mille dell’importo totale investito dall’impresa per finanziarli.
Maggio 29, 2020
Welfare Aziendale
Lo smart working per migliorare il welfare aziendale
Lo smart working è una modalità di lavoro che sempre più aziende concedono ai propri dipendenti, per offrire loro la possibilità di migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Cosa che va a vantaggio anche della produttività dell’impresa. Ecco perché lo smart working influisce positivamente sul welfare aziendale.
Anche se in Italia lo smart working viene ancora guardato con diffidenza, sono sempre di più le aziende illuminate che decidono di concedere ai propri dipendenti la possibilità di usufruirne.
Lo smart working, infatti, non solo aiuta i lavoratori a raggiugere il cosiddetto work-life balance, ma ha anche effetti positivi sul welfare aziendale. Vediamo perché.
Cosa significa welfare aziendale?
Lo smart working è un welfare aziendale?
I benefici del lavoro agile
Smart working e produttività
Cosa significa welfare aziendale?
La parola welfare significa benessere.
E sempre più spesso, questo termine viene associato alla parola “aziendale” per indicare tutte le iniziative che un’azienda mette in campo per migliorare il benessere dei propri dipendenti, ponendoli nelle condizioni di lavorare al massimo delle proprie possibilità.
Insomma, il concetto di welfare aziendale coincide con il concetto di benessere organizzativo. Cioè la capacità di un’azienda di promuovere e mantenere un grado elevato di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori.
In questo modo viene data grande rilevanza, all’interno delle politiche aziendali, al benessere dei dipendenti. Ciò significa che le imprese (e sono sempre di più, in Italia, a riconoscere la validità di queste misure) pensano a una serie di benefit e agevolazioni per migliorare la conciliazione vita-lavoro.
Come mai?
Sono numerosi gli studi che confermano che una migliore qualità della vita spinge le persone a lavorare meglio e in maniera più produttiva; e l’esempio delle imprese che hanno già avviato con successo dei progetti di welfare aziendale è la dimostrazione della loro validità.
Tra le misure di welfare aziendale più comuni ci sono benefit come, ad esempio, auto e telefono aziendale, viaggi, formazione, assicurazioni. Anche il miglioramento degli spazi di lavoro rientra tra queste politiche di welfare.
I vantaggi che derivano dall’attuazione o dall’incremento di un piano di welfare aziendale sono:
maggiore motivazione dei lavoratori, che si sentiranno così più legati all’azienda e avranno voglia di lavorare meglio;
riduzione dell’assenteismo; la concessione della possibilità di lavorare in maniera più flessibile spinge i dipendenti a essere più produttivi;
diminuzione del turnover, e quindi dei costi legati all’assunzione di nuovi dipendenti;
agevolazioni fiscali.
Lo smart working è un welfare aziendale?
Non esiste una risposta immediata e univoca a questa domanda.
Quella dello smart working è una materia complessa, in special modo in un Paese come l’Italia, che è ancora acerba in questa modalità di lavoro agile.
Anche perché, spesso e volentieri, si fa coincidere il termine smart working con la definizione di lavoro da remoto. Cosa che restringe notevolmente il suo significato e la sua utilità.
Lavorare in smart working, infatti, non significa solo lavorare in telelavoro. Significa, più che altro, non avere vincoli su orari e luogo di lavoro e organizzare i propri compiti per fasi, cicli e obiettivi, concordati con l’azienda, avendo anche una maggiore autonomia di gestione.
È stato dimostrato che avere una maggiore flessibilità di orario e poter lavorare a casa propria o nel luogo che si preferisce ha un effetto positivo sul rendimento del lavoratore e sulla qualità della sua vita.
Date queste premesse, viene da domandarsi, piuttosto, se lo smart working non sia una misura volta a migliorare il welfare aziendale e non solo un benefit da offrire al lavoratore per andare incontro alle sue esigenze di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa.
Quello che è sicuro, è che lo smart working influisce positivamente sulla produttività dei lavoratori, che riescono a conciliare meglio i loro orari e i propri impegni. Di ciò, ovviamente beneficia anche l’azienda, che avrà dipendenti più felici di lavorare e vedrà aumentare la qualità del lavoro.
Insomma, lo smart working può essere considerato a tutti gli effetti uno strumento di welfare aziendale a favore sia del dipendente, sia dell’impresa.
Il primo si vedrà offrire un benefit che dimostra la fiducia che l’azienda ripone in lui e quanto il suo benessere stia a cuore all’impresa per cui lavora; l’azienda avrà un dipendente più felice e soddisfatto e vedrà aumentare la propria produttività.
I benefici del lavoro agile
Il lavoro agile, in Italia, è regolato da una normativa specifica, che è la legge n°81 del 2017.
Essa stabilisce che, per poter usufruire di questa modalità di lavoro, il lavoratore deve stipulare un accordo scritto in cui vengono definite le modalità con cui prestare la propria opera al di fuori dei locali aziendali, comprese le ore e i giorni di riposo. Tale accordo deve garantire allo smart worker un trattamento retributivo e normativo non inferiore a quello garantito ai lavoratori che non usufruiscono del lavoro agile.
Tuttavia, alla luce del sempre crescente numero di aziende che decide di offrire ai propri collaboratori la possibilità di lavorare in smart working, della crescente richiesta di questo tipo di trattamento lavorativo da parte dei lavoratori e della complessità di questa modalità di lavoro, questa normativa risulta insufficiente a regolamentarla in maniera corretta.
Lo smart working, infatti, rappresenta un cambiamento notevole sia per il lavoratore, che si trova ad avere una maggiore responsabilità nella gestione del proprio lavoro, sia per l’azienda.
Se messo in atto in maniera corretta e organizzata, il lavoro flessibile favorisce l’incontro tra i bisogni aziendali e quelli personali del lavoratore, e garantisce numerosi benefici al dipendente che ne usufruisce e all’impresa che ha deciso di concederglielo.
I benefici principali che un lavoratore può trarre dallo smart working sono tre:
miglioramento del work-life balance. In una società che ci vuole sempre più produttivi e impegnati, mantenere un soddisfacente bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa non è cosa da poco. L’assenza di vincoli e tempi troppo rigidi, la possibilità di lavorare nell’ambiente che risulta più congeniale e la valorizzazione delle proprie capacità, consentono alle persone di essere più rilassate, soddisfatte e produttive;
flessibilità. Per molti lavoratori, in particolare per le lavoratrici donne, conciliare la vita familiare con quella lavorativa, specialmente se ci sono dei figli, risulta molto difficile e stressante. Tuttavia, a dare un grande valore alla flessibilità lavorativa non è solo chi ha delle famiglie e dei bambini da gestire, ma anche i lavoratori più giovani. Grazie allo smart working, che garantisce una maggiore flessibilità di orari, oltre alla possibilità di lavorare a distanza, è possibile riuscire a conciliare meglio le necessità di lavoro e vita privata;
motivazione e soddisfazione personale. Dalla maggiore responsabilizzazione derivante dall’avere più autonomia, si ricavano anche una più grande motivazione nello svolgere bene i propri compiti e una maggiore soddisfazione personale per aver portato a termine gli obiettivi prefissati.
Smart working e produttività
Anche l’azienda che consente ai propri dipendenti di lavorare in maniera agile ottiene diversi vantaggi:
aumento della produttività. Secondo uno studio del politecnico di Milano, le aziende che scelgono di organizzare il lavoro in smart working vedono aumentare la propria produttività del 15%;
diminuzione dei costi. Un lavoro agile ben organizzato, a fronte di un investimento iniziale in tecnologia e attrezzature per lavorare da remoto, consente alle aziende di razionalizzare le proprie risorse e ridurre i costi di gestione;
miglioramento del welfare aziendale. Non solo lo smart working consente di migliorare l’umore dei collaboratori e il loro benessere psico-fisico. Spesso, le politiche di attuazione del lavoro agile comprendono anche un’ottimizzazione degli spazi aziendali che contribuisce a migliorare il welfare aziendale.
Molte imprese, tuttavia, sono ancora caute su questa modalità di lavoro, perché sono ancorate al connubio presenza sul luogo di lavoro/numero di ore lavorate = produttività.
Un pregiudizio difficile da sradicare, soprattutto perché spesso lo smart working viene attuato e gestito in maniera confusa.
Per offrire dei risultati soddisfacenti e rappresentare una vera opportunità di crescita per l’azienda, lo smart working deve essere organizzato in maniera efficiente e razionale.
Perché ciò sia possibile, si deve prima di tutto stilare un piano ben definito che contenga le modalità di attuazione del lavoro agile e gli obiettivi che ogni collaboratore deve raggiungere.
Poi si deve offrire ai propri collaboratori la tecnologia necessaria a lavorare in smart working.
Si devono anche formare i dipendenti perché imparino a gestire con responsabilità i propri progetti, focalizzandosi sugli obiettivi da raggiungere.
Inoltre, è importante implementare la comunicazione tra azienda e collaboratori, perché risulti efficace nel mantenimento dei rapporti e nella gestione del lavoro.
In conclusione, lo smart working, se attuato in maniera razionale, rappresenta una concreta possibilità di crescita per le aziende, perché non solo favorisce il benessere dei collaboratori e l’aumento della loro produttività, ma contribuisce a migliorare notevolmente il welfare aziendale.
Febbraio 20, 2020
Welfare Aziendale
Fringe benefit, come motivare i lavoratori
I fringe benefit sono una leva motivazionale importante per un’azienda.
Sono erogazioni liberali ai lavoratori sottoposte ad un differente trattamento fiscale più vantaggioso rispetto ad una tantum economica in busta paga.
I fringe benefit godono di esenzione da tassazione in busta entro soglie determinate. In pratica, l’impresa deduce il costo sostenuto e il dipendente beneficia dell'erogazione pienamente, senza trattenute.
Fanno parte dei fringe benefit le erogazioni liberali, deducibili nel limite di 258,23 euro l’anno per lavoratore.
La corresponsione di erogazioni dunque non avviene in denaro, ma in beni e servizi. Per questo, Day gruppo UP ha studiato una soluzione che risponde alle esigenze delle aziende e motiva davvero i dipendenti.
Day è una smart company che semplifica e migliora la vita delle persone attraverso i servizi. Da più di 30 anni leader nel mercato del Buono Pasto, costruisce sistemi di gestione e motivazione dei dipendenti, portando il benessere nelle aziende di tutte le dimensioni. Si tratta di soluzioni che favoriscono la conciliazione del lavoro con la vita privata dei lavoratori e le loro famiglie e che contribuiscono al progresso sociale.
Accanto a soluzioni come Buoni Pasto, piani di Welfare aziendale e soluzioni schede carburante, ha sviluppato Cadhoc, voucher shopping che rientrano nella categoria dei fringe benefit come erogazioni liberali.
Cadhoc è il voucher shopping che soddisfa i desideri di chi lo riceve, perché:
è una sorpresa che motiva il collaboratore
è sempre gradito dal lavoratore. Il regalo viene scelto dallo stesso lavoratore tra migliaia di negozi sul territorio e i più famosi shop e-commerce
è pratico, pensa a tutto Day, colosso del servizio buoni pasto. Day stampa i carnet con i buoni Cadhoc del valore scelto. Li personalizza con il logo o la ragione aziendale. Li spedisce in azienda e l'unico compito per l'amministrazione è quello di distribuirli.
è conveniente: l'azienda può corrispondere ad ogni dipendente erogazioni liberali fino al limite annuale di €258.23 (art. 51 comma 3 del TUIR). Ma con Cadhoc l'importo scelto è percepito interamente, senza tassazione, cosa che non accadrebbe ad esempio con una somma di denaro in busta paga.
è venduto fuori campo IVA (Art. 2 3° comma Lettera a DPR 633/72).
Per concretizzare il risparmio e scoprire quanto è vantaggioso Cadhoc rispetto ad altre soluzioni:
Leggi altri post per scoprire altri vantaggi sul buono shopping più versatile e interessante
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