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Employee retention: cos’è e come migliorare la valorizzazione dei dipendenti
La capacità di trattenere i dipendenti più talentuosi è uno dei fattori che determinano il successo di un’azienda. Scopri cos’è l’employee retention e i consigli per migliorarla.
I dipendenti sono il capitale di maggior valore di un’azienda. Per questo è importante non solo puntare ad acquisire lavoratori talentuosi e capaci, ma anche a garantire il benessere e valorizzare le capacità di coloro che già vi lavorano. Ecco perché è fondamentale monitorare costantemente il livello di soddisfazione dei dipendenti e cercare di migliorare l’employee retention.
- Cosa vuol dire employe retention?
- Cos’è il turnover del personale?
- Employee retention rate: cos’è e come si calcola
- L’importanza di migliorare l’employee retention
- Come valorizzare i dipendenti
Cosa vuol dire employee retention?
L’employee retention (o HR retention) è la capacità di un’azienda di “trattenere” i lavoratori, in particolare i più talentuosi.
All’interno di un mercato sempre più competitivo è fondamentale, per un’azienda che voglia prosperare, assicurarsi che il personale sia soddisfatto del proprio impiego e dell’ambiente di lavoro e non avverta il desiderio di portare altrove la propria esperienza.
Perché un’azienda possa prosperare è importante non solo che sappia attrarre collaboratori di talento, ma anche tenerli con sé il più a lungo possibile.
È qui che entra in gioco l’employee retention. Che è più di un mero dato statistico (il cosiddetto employee retention rate). La capacità trattenere i talenti è il frutto di tutte quelle azioni introdotte dall’azienda per garantire la soddisfazione e il benessere dei lavoratori. E rappresenta una grande opportunità di crescita per qualsiasi impresa.
Cos’è il turnover del personale?
L’espressione turnover, in ambito lavorativo, viene usata per indicare il flusso di persone che vengono assunte e si dimettono o vengono licenziate.
La rotazione del personale ha un forte impatto sull’impresa e sui vari team di lavoro, per questo deve essere sempre monitorata; e andrebbe ridotta al minimo.
Il turnover viene classificato in due modi:
- turnover fisiologico. È il naturale processo di avvicendamento dei dipendenti, che comprende anche l’assunzione di nuova forza lavoro per sostituire chi va in pensione;
- turnover patologico. Quando la rotazione del personale è più frequente del normale perché ci sono lavoratori insoddisfatti che decidono di lasciare l’azienda il turnover non è più fisiologico, ma diventa la spia di un problema molto grave.
Per verificare che il turnover rimanga fisiologico, ogni azienda deve svolgere periodicamente un’indagine statistica che prenda in esame la soddisfazione dei dipendenti e l’employee retention rate.
Employee retention rate: cos’è e come si calcola?
L’employee retention rate è il dato che indica quanti dipendenti sono rimasti in azienda e quanti se ne sono andati in un preciso lasso di tempo.
Per calcolare l’esatta percentuale di turnover si deve dividere il numero di dipendenti rimasti in azienda al termine del periodo per il numero di lavoratori presenti a inizio periodo e moltiplicare il risultato per cento.
Dal calcolo si dovrebbero escludere i lavoratori che hanno lasciato il posto di lavoro per andare in pensione.
Poniamo ad esempio che un’azienda voglia calcolare l’employee retention rate per l’anno 2019:
- a inizio anno c’erano 100 dipendenti;
- 5 sono andati in pensione;
- a fine anno sono rimasti 80 lavoratori.
Per prima cosa si devono sottrarre dal dato iniziale i 5 dipendenti che sono andati in pensione (100-5=95). Dopodiché si devono dividere i dipendenti rimasti per quelli presenti a inizio anno (80:95= 0,84).
Infine, si deve moltiplicare il risultato ottenuto per 100 (0,84×100=84).
Adesso sappiamo che l’azienda, nel 2019, ha avuto un tasso di employee retention dell’84%.
Più la rotazione tra dipendenti che si sono dimessi e nuovi assunti aumenta, più l’employee retention rate scende, trasformando il turnover fisiologico in patologico.
Turnover patologico: come si riconosce?
Un employee retention rate troppo basso è solo il segnale più evidente che il turnover da fisiologico è diventato patologico.
Se, esaminando questo dato, ci si trova di fronte a numeri poco incoraggianti, si deve analizzare a fondo la situazione e ricercare altri segnali, che sono:
- scarsa produttività e motivazione dei dipendenti;
- scarsa disponibilità alla collaborazione;
- assenteismo;
- scarsa soddisfazione dei lavoratori.
Quando c’è un tasso di turnover elevato i dipendenti risultano insoddisfatti e poco produttivi, sono poco disponibili a lavorare in team e collaborare, si assentano di frequente dal lavoro, arrivano in ritardo o escono prima.
Tra le cause di questa insoddisfazione diffusa, che spesso degenera fino a che il lavoratore non dà le dimissioni, le più comuni sono:
- stress causato dai cattivi rapporti con i colleghi e i manager;
- mancanza di condivisione dei valori aziendali;
- mancato riconoscimento del lavoro e delle qualità del collaboratore.
L’importanza di migliorare l’employee retention
Avere dipendenti soddisfatti del proprio lavoro ha diversi effetti positivi per un’azienda. I principali sono:
- aumento della produttività;
- miglioramento della reputazione presso clienti e aziende del settore;
- riduzione dei costi per la formazione del nuovo personale;
- capacità di attrarre lavoratori di talento.
Per questo, se c’è un eccessivo ricambio di personale, è importante correre ai ripari, adottando strategie che permettano di migliorare il clima aziendale e la soddisfazione dei dipendenti.
Per ottenere questi risultati, si deve innanzitutto analizzare la situazione, intervistando i collaboratori per capire quali siano i problemi e analizzando fattori quali la cultura aziendale e gli incentivi offerti ai lavoratori.
Una volta fatto questo, si può impostare una strategia di employer branding, promuovendo l’azienda e i suoi valori presso i dipendenti tanto presso i nuovi assunti quanto verso chi lavora già da tempo per l’impresa.
L’employer branding è una vera e propria attività di marketing che punta a migliorare la reputazione dell’azienda e mostrarne il valore ai dipendenti. Perché essa abbia successo, deve essere svolta coinvolgendo i settori che si occupano di marketing e comunicazione e le risorse umane e avere come fine la valorizzazione dei collaboratori.
Per impostare una strategia che abbia successo e migliorare il grado di fidelizzazione dei lavoratori nei confronti dell’azienda, si deve innanzitutto creare una solida cultura aziendale, i cui valori devono essere presentati ai lavoratori in modo chiaro e coerente.
Dopo aver sviluppato una cultura aziendale che rispecchi valori quali positività, collaborazione, rispetto e fiducia verso il lavoratore e le sue capacità, si deve intervenire sul processo di selezione del personale, eseguendo un’attenta selezione dei futuri collaboratori. Illustrare in modo chiaro i valori dell’azienda e gli obiettivi che il lavoratore dovrà raggiungere e assicurarsi che quest’ultimo sia in linea con essi è il punto di partenza migliore per costruire un rapporto durevole tra impresa e collaboratore.
Come valorizzare i dipendenti
L’employer branding passa anche attraverso la valorizzazione dei dipendenti e l’attenzione al loro benessere. Ci sono soluzioni che azienda può adottare per dimostrare ai propri dipendenti di riconoscere il loro valore e avere a cuore il loro benessere:
- ascoltare opinioni e suggerimenti;
- offrire benefit e incentivi;
- riconoscere i successi ottenuti dal lavoratore;
- offrire la possibilità di fare carriera a chi lo desideri;
- offrire occasioni per arricchire il proprio bagaglio di esperienze.
Ascoltare opinioni e suggerimenti
Effettuare sondaggi periodici per verificare la soddisfazione dei propri collaboratori e conoscere la loro opinione sull’attività che svolgono è un buon punto di partenza per migliorare il clima aziendale. Ciò favorisce anche lo spirito di appartenenza all’azienda e aumenta il coinvolgimento dei lavoratori nel suo successo.
Offrire benefit e incentivi
Offrire benefit e incentivi ai lavoratori, sotto forma di servizi di welfare, permette di dimostrare il proprio apprezzamento per il lavoro che svolgono, ottenendo in cambio collaboratori felici del proprio lavoro, un aumento della produttività e un miglioramento della propria reputazione.
Tra i benefit più apprezzati dai lavoratori ci sono i buoni pasto, il cellulare o l’auto aziendale, la concessione di smart working e part time, il fondo pensione e le iniziative a sostegno delle famiglie dei dipendenti.
Riconoscere i successi ottenuti dal lavoratore
Il mondo del lavoro si sta evolvendo sempre di più. Complici anche la pandemia e un aumento esponenziale dello smart working, oggi si tende sempre di più a misurare il successo e la dedizione di un lavoratore non dalle ore di lavoro svolte, o dal tempo trascorso in ufficio, ma dalla sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Quando questo avviene, è importante che il datore di lavoro riconosca i successi del suo collaboratore.
Offrire dei bonus, come il premio di produttività, è uno dei modi migliori per dimostrare ai propri dipendenti quanto si apprezzi il loro lavoro.
Offrire la possibilità di fare carriera a chi lo desideri
Valorizzare i propri dipendenti significa anche dare loro la possibilità di fare carriera e migliorare la propria posizione lavorativa. Per questo è importante incentivare le aspirazioni dei lavoratori che desiderano fare carriera e avere maggiori responsabilità.
Offrire occasioni per arricchire il proprio bagaglio di esperienze
Offrire ai propri collaboratori la possibilità di accedere a corsi di formazione che non siano strettamente legati con la professione svolta e migliorare le proprie competenze, di acquistare abbonamenti a cinema e teatri, di visitare musei, di viaggiare, è un buon modo per favorire la crescita personale dei lavoratori, avere personale talentuoso e dimostrare attenzione per il loro benessere.
Molte di queste soluzioni possono essere attuate da un’azienda attraverso la creazione di un piano di welfare ben strutturato, servendosi di una piattaforma come Day Welfare. Grazie ad essa, il reparto delle risorse umane non dovrà preoccuparsi della gestione pratica del piano, ma solo di trovare i servizi più adatti a soddisfare le esigenze dei collaboratori.