Welfare Aziendale

Tanti servizi su misura adatti a tutti gli stili di vita dei dipendenti. Salute, famiglia, previdenza , trasporto, tempo libero e acquisti.

Emmanuele Massagli all'evento ESG e Welfare
Dicembre 08, 2025
Welfare Aziendale

Emmanuele Massagli sul welfare aziendale e la sostenibilità in Italia

Emmanuele Massagli, presidente di AIWA – Associazione Italiana Welfare Aziendale, ha aperto e concluso l'evento ESG & Welfare organizzato da Day a Roma lo scorso 29 ottobre. Con il suo duplice intervento ha offerto una prospettiva chiara e approfondita sul welfare aziendale in Italia, mostrando come questo strumento, spesso ridotto a un semplice insieme di benefit, possa in realtà coniugare responsabilità sociale, sostenibilità e attenzione concreta alle esigenze dei lavoratori. L’Italia e il welfare: una storia lunga Il welfare aziendale in Italia non è nato con la riforma del 2016: è radicato nella tradizione delle piccole e medie imprese, dove imprenditori e lavoratori spesso condividono spazi e relazioni dirette. In molte realtà italiane, racconta Massagli, l'impresa non è solo un motore economico, ma anche un soggetto attento ai bisogni sociali dei propri dipendenti. Questa sensibilità ha radici culturali profonde: l'Italia, più di altri Paesi, ha sviluppato un approccio al lavoro in cui la cura delle persone non è vista come un optional, ma come parte integrante del fare impresa. Molti imprenditori sono stati a loro volta lavoratori e conoscono in prima persona le sfide della vita quotidiana. Anche la normativa italiana riconosce questa attenzione alla dimensione sociale, prevedendo agevolazioni fiscali per beni e servizi con chiara funzione sociale, come buoni pasto, assistenza familiare o strumenti di mobilità sostenibile. In questo modo si consolida un modello che unisce responsabilità sociale, cura dei lavoratori e sostenibilità economica. Welfare e sostenibilità: un legame naturale Secondo Massagli, la sostenibilità non è un concetto astratto da appiccicare a un piano di benefit: è parte integrante del welfare stesso. In Italia, la normativa riconosce benefici fiscali per prestazioni con chiara funzione sociale, come l’assistenza ai familiari, la mobilità sostenibile o il supporto alla long-term care, sottolineando come il welfare sia pensato per rispondere a bisogni concreti delle persone. "Non si tratta di parole eleganti o slogan da convegno – spiega Massagli – il welfare funziona perché ha una funzione sociale concreta. Quando perdiamo questa funzione, il piano di welfare scricchiola, anche dal punto di vista tecnico e giuridico." In altre parole, la sostenibilità e la responsabilità sociale non sono semplici decorazioni, ma elementi fondamentali che rendono il welfare efficace e realmente utile per chi lavora e per le imprese che vogliono generare valore condiviso. Il welfare aziendale italiano, oggi, deve affrontare alcune sfide. Molte norme risalgono agli anni ‘80 e non riflettono le esigenze della società contemporanea. Massagli cita degli esempi concreti: il rimborso dell'affitto per studenti fuori sede, il babysitting o le iniziative di mobilità verde. Strumenti semplici, con chiara finalità sociale, ma spesso non formalmente riconosciuti nei piani di welfare. Aggiornare il cosiddetto "comma 2" della legge di bilancio, che definisce quali prestazioni sono esenti da tassazione per la loro funzione sociale, diventa essenziale per rafforzare il welfare senza svuotarlo di significato. Oltre i numeri: il welfare come leva di valore Massagli ha condiviso alcune riflessioni anche sulle novità della legge di bilancio 2025 in discussione, citando l’aumento dei fringe benefit e gli interventi sui premi di produttività. Pur rappresentando passi avanti, queste misure rischiano di trasformare uno strumento pensato per rispondere ai bisogni concreti dei lavoratori in una sorta di "standard" fiscale. Per Massagli, la vera sfida non è solo cambiare numeri o valori, ma mantenere vivo lo spirito originario del welfare: prendersi cura delle persone e rafforzare la responsabilità sociale delle imprese. Il welfare aziendale, secondo il presidente di AIWA, può diventare molto di più di un insieme di benefit: una leva di valore condiviso, capace di coniugare sostenibilità, attenzione alle persone e aggregazione di interessi diversi. “Il welfare ha la capacità di unire istanze diverse: è complesso, ma proprio per questo affascinante”, conclude, invitando aziende, operatori e istituzioni a lavorare insieme per costruire un futuro più inclusivo e sostenibile.
welfare sanitario
Dicembre 01, 2025
Welfare Aziendale

Che cos’è il welfare sanitario e quali sono i vantaggi per i dipendenti e per l’azienda

Negli ultimi anni le imprese si trovano sempre più a competere non solo sul mercato dei prodotti e dei servizi, ma anche nella capacità di attrarre e trattenere i talenti. In questo scenario, il welfare aziendale, e in particolare il welfare sanitario, rappresenta una delle leve più significative, perché incide direttamente sul benessere, sulla qualità della vita e sulla serenità dei lavoratori e delle loro famiglie. Garantire una copertura sanitaria aggiuntiva rispetto a quella pubblica significa, per l’azienda, dimostrare attenzione concreta verso i propri collaboratori, mentre per i dipendenti si traduce in sicurezza, tutela e risparmio economico. In questo articolo analizziamo in profondità che cos’è il welfare sanitario aziendale, come funziona, quali benefici produce e quali sono le migliori pratiche per implementarlo. Che cos'è il welfare sanitario aziendale e da quali servizi è composto? Modelli e modalità di attivazione Quali sono i vantaggi per i dipendenti e le aziende? Quando il welfare sanitario è obbligatorio e quando no? Consigli e best practice per una gestione efficace del welfare sanitario Che cos'è il welfare sanitario aziendale e da quali servizi è composto? Il welfare sanitario aziendale è l’insieme di prestazioni, servizi e strumenti messi a disposizione dei lavoratori da parte dell’impresa con l’obiettivo di integrare o migliorare le tutele offerte dal Servizio Sanitario Nazionale. Le forme più comuni di welfare sanitario comprendono: assicurazioni sanitarie integrative: polizze stipulate dall’azienda che coprono spese mediche private, visite specialistiche, esami diagnostici, ricoveri e interventi chirurgici; fondi sanitari contrattuali: strumenti collettivi, spesso previsti dai contratti nazionali di categoria, che offrono copertura sanitaria a favore dei lavoratori iscritti; convenzioni con strutture mediche: accordi con cliniche, laboratori e centri diagnostici che garantiscono tariffe agevolate o accesso prioritario; servizi di prevenzione: campagne di screening, check-up periodici, vaccinazioni e programmi di promozione della salute; supporto psicologico: sempre più richiesto, include consulenze psicologiche o programmi di well-being per ridurre stress e migliorare l’equilibrio vita-lavoro. Il welfare sanitario non è quindi un concetto astratto, ma un insieme concreto di misure che aiutano il dipendente a gestire la propria salute con maggiore facilità e minori costi. Modelli e modalità di attivazione Le aziende hanno la possibilità di attivare programmi di welfare sanitario secondo modelli diversi, a seconda delle dimensioni, del budget, delle esigenze della forza lavoro e del campo in cui operano: modello collettivo tramite fondi sanitari contrattuali: in questo caso la copertura è stabilita a livello di contratto collettivo nazionale o territoriale e riguarda tutti i lavoratori della categoria; modello aziendale personalizzato: l’impresa sceglie di attivare una polizza sanitaria integrativa o convenzioni ad hoc per i propri dipendenti, spesso con pacchetti modulabili; flexible benefits: i lavoratori hanno a disposizione un credito welfare che possono spendere scegliendo tra diversi servizi sanitari (ad esempio visite specialistiche, check-up o odontoiatria); soluzioni ibride: combinano elementi collettivi e individuali, permettendo sia l’adesione a fondi contrattuali sia la personalizzazione di ulteriori coperture. Dal punto di vista operativo, l’attivazione può avvenire tramite accordi sindacali, decisioni unilaterali del datore di lavoro o piattaforme digitali che semplificano la gestione dei benefit. Quali sono i vantaggi per i dipendenti e le aziende? Offrire un welfare sanitario comporta vantaggi sia per il dipendente che per l’azienda in cui lavora, vediamo i principali. Per il dipendente: maggiore tutela della salute: consente l’accesso rapido a visite ed esami riducendo le liste d’attesa; risparmio economico: minori spese sanitarie grazie alla copertura assicurativa o a tariffe agevolate; serenità familiare: in molti casi le coperture includono anche coniuge e figli; prevenzione: possibilità di usufruire di programmi di screening e controlli periodici; benessere psicologico: maggiore tranquillità nel sapere di poter contare su una rete di sostegno. Per le aziende: fidelizzazione e retention: i dipendenti sono più motivati a restare in un’azienda che si prende cura di loro; attrattività sul mercato del lavoro: il welfare sanitario è un benefit molto apprezzato, soprattutto dalle nuove generazioni; riduzione dell’assenteismo: una migliore salute dei lavoratori si traduce in meno giornate perse; vantaggi fiscali: le spese sostenute dall’azienda per il welfare sanitario godono di agevolazioni fiscali e contributive; miglioramento del clima aziendale: investire sul benessere crea un senso di appartenenza e gratitudine e, di conseguenza, genera un aumento di produttività e qualità del lavoro. Quando il welfare sanitario è obbligatorio e quando no? Non sempre il welfare sanitario è una scelta libera dell’azienda. In alcuni casi, infatti, l’adesione a un fondo sanitario integrativo è obbligatoria in quanto prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Ad esempio, molti CCNL del settore commercio, metalmeccanico o terziario stabiliscono che tutti i lavoratori iscritti abbiano diritto a una determinata copertura sanitaria, finanziata in parte dal datore di lavoro e in parte dal fondo stesso. Al di fuori di questi casi, il welfare sanitario resta facoltativo: l’impresa può decidere autonomamente se attivare un programma di benefit sanitari, personalizzando servizi e modalità in base alle proprie strategie di welfare e alle risorse disponibili. Consigli e best practice per una gestione efficace del welfare sanitario Ci sono alcuni consigli e suggerimenti che ti diamo per gestire in maniera efficace il welfare sanitario che puoi offrire ai tuoi dipendenti. Analizza i bisogni dei dipendenti: ogni popolazione aziendale è diversa; è importante capire quali servizi sanitari sono più richiesti (odontoiatria, visite pediatriche, psicologia, ecc.); coinvolgi i lavoratori nella scelta: un sistema condiviso è più apprezzato e utilizzato; rendi tutto più semplice avvalendoti di piattaforme digitali: questi strumenti rendono la fruizione dei benefit più semplice, trasparente e immediata; promuovi una cultura di prevenzione: non limitarti a rimborsare spese, ma incentiva controlli periodici e stili di vita sani ed equilibrati; monitora i risultati: misura l’utilizzo dei servizi e la soddisfazione dei dipendenti in modo da ottimizzare l’investimento; comunica sempre con chiarezza: spiegare bene come funziona il welfare sanitario e quali sono i vantaggi è fondamentale per garantirne l’efficacia. In definitiva, il welfare sanitario rappresenta una leva strategica che combina interessi aziendali e bisogni individuali. Per i dipendenti significa tutela, prevenzione e benessere; per le imprese è sinonimo di fidelizzazione, produttività e vantaggi fiscali. Oggigiorno, investire nel welfare sanitario è diventato un fattore competitivo e allo stesso tempo una responsabilità sociale per un futuro più sostenibile. Il welfare sanitario aziendale è un investimento a lungo termine che genera valore per tutti gli attori coinvolti: il lavoratore, l’impresa e la collettività.
comunità energetica we vez welfare energetico
Novembre 17, 2025
Welfare Aziendale

Day porta il welfare nell’energia: un nuovo modello di benessere condiviso

Il welfare aziendale continua a evolversi, adattandosi ai bisogni reali delle persone e ai cambiamenti del nostro tempo. Day rimane al passo e amplia il suo orizzonte portando il welfare nel mondo dell’energia. È un passo che unisce innovazione e responsabilità: sostenere i dipendenti nel compiere scelte energetiche più consapevoli, contrastare la povertà energetica e contribuire alla transizione ecologica, generando valore per le persone, le imprese e le comunità locali. Dal welfare tradizionale al welfare energetico Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz Un incontro per presentare il progetto Un welfare che guarda al futuro Dal welfare tradizionale al welfare energetico Negli ultimi anni l’energia è diventata un tema centrale nella vita di famiglie e imprese: una voce importante nei bilanci domestici e aziendali, ma anche una sfida che chiama tutti a essere più consapevoli. Mentre il governo ha reso possibile utilizzare i fringe benefit per il rimborso delle bollette domestiche, Day ha scelto di portare il welfare dentro una nuova dimensione: quella dell’energia condivisa. Attraverso il portale Welfare di Day, le aziende possono consentire ai dipendenti di utilizzare il proprio credito welfare per fare parte della Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), reti locali in cui cittadini, imprese e istituzioni collaborano per produrre, condividere e consumare energia pulita. In questo processo Day agisce da facilitatore, costruendo connessioni tra persone e territorio e trasformando un benefit aziendale in un gesto concreto di sostenibilità. Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz Tra le prime esperienze di questa evoluzione del welfare energetico c’è WeVèz, una Comunità Energetica Rinnovabile nata a San Lazzaro di Savena (Bologna) con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. L’impianto fotovoltaico della comunità produce energia rinnovabile sufficiente a coprire i consumi medi di circa 500 famiglie e 10 piccole imprese della zona, contribuendo in modo concreto alla transizione ecologica locale. Grazie all’accordo con Day, i lavoratori delle aziende del territorio possono utilizzare il proprio credito welfare per diventare soci della comunità e partecipare così al consumo condiviso di energia rinnovabile. Ecco come funziona una CER: l’energia green prodotta dall’impianto di WeVèz viene immessa nella rete elettrica pubblica, dove si mescola a tutta l’energia in circolazione. La condivisione è virtuale: non esiste un collegamento fisico tra l’impianto e le abitazioni o le imprese, ma un abbinamento orario tra la produzione e i consumi registrato dai contatori. Quando la produzione dell’impianto e i consumi dei membri della comunità avvengono nello stesso momento, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) calcola la cosiddetta energia condivisa – il valore minimo tra l’energia prodotta e quella consumata dai soci – e riconosce un incentivo economico alla comunità per aver generato e utilizzato energia verde a livello locale. Su questa quota maturano incentivi statali di durata ventennale, che la comunità incassa e redistribuisce ai propri membri secondo regole trasparenti. Il beneficio, quindi, non arriva come sconto diretto in bolletta, ma attraverso il valore economico generato dalla condivisione dell’energia. Nel caso di WeVèz, questi incentivi vengono trasformati in buoni acquisto spendibili presso supermercati, negozi e servizi della zona. È un modello di economia circolare territoriale: l’energia del sole diventa spesa locale, e la spesa locale sostiene chi vive e lavora nel territorio. In questo modo, il valore economico e sociale rimane all’interno della comunità, rafforzando la rete di relazioni tra persone, imprese e istituzioni. Un incontro per presentare il progetto Il 27 novembre alle 16.30, alla Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO), si terrà l’incontro "Comunità Energetiche per le imprese. Il futuro del welfare e del bilancio di sostenibilità", promosso da Day insieme a WeVèz e ai partner del territorio. Un’occasione per approfondire come le CER possano diventare un nuovo strumento di welfare aziendale, capace di coniugare sostenibilità e benessere delle persone. Tra i relatori, Paolo Benfenati, presidente di WeVèz, e Paolo Gardenghi, responsabile Area Welfare di Day, porteranno l’esperienza della collaborazione tra le due realtà. A seguire, una tavola rotonda con rappresentanti del mondo cooperativo, bancario e imprenditoriale per discutere le opportunità delle CER e le nuove forme di collaborazione tra aziende e territorio. Il confronto sarà aperto alle domande del pubblico: un momento per chiarire come funzionano le comunità energetiche e come aderire concretamente. Un welfare che guarda al futuro Il welfare energetico rappresenta per Day una nuova frontiera, perfettamente coerente con la sua missione di Società Benefit: creare valore economico, sociale e ambientale attraverso la propria attività. Significa mettere in relazione imprese, persone e comunità locali, rafforzando quel tessuto di solidarietà e responsabilità condivisa che è alla base di un welfare moderno. Per le imprese, aderire a una CER significa poter misurare con precisione la quota di energia rinnovabile condivisa e le tonnellate di CO₂ evitate: dati concreti da riportare nei bilanci di sostenibilità secondo gli standard ESG. Allo stesso tempo, partecipare a un patto locale tra cittadini, cooperative e amministrazioni rafforza la reputazione aziendale e il legame con la comunità. In questa direzione si inserisce anche la collaborazione con Billding, la start-up che aiuta famiglie e PMI a individuare e mantenere nel tempo le tariffe energetiche più vantaggiose, rendendo il risparmio più accessibile e consapevole. Il welfare energetico è, in fondo, un modo concreto per dimostrare che sostenibilità e benessere non sono concetti astratti, ma gesti e scelte quotidiane che migliorano la vita delle persone e del territorio.
enti pubblici incentivi welfare cadhoc
Novembre 13, 2025
Welfare Aziendale

Risorse residue o fondi da utilizzare negli Enti Pubblici? Ecco come trasformarli in valore per le persone

Nel corso dell’anno, in particolare in prossimità della chiusura dei bilanci, può accadere che un Ente Pubblico si trovi a gestire risorse residue o fondi non ancora utilizzati. Una scelta sempre più diffusa — e pienamente conforme alla normativa — è quella di destinarli a iniziative di welfare a favore del personale. Una soluzione tracciata, trasparente e semplice da gestire, che permette di dire grazie e restituire valore a chi ogni giorno contribuisce al buon funzionamento dei servizi pubblici. Soluzioni tracciate, sicure e conformi In questo contesto, i buoni acquisto Cadhoc di Day rappresentano una risposta concreta e immediata: tracciabili, facili da gestire e perfettamente allineati alle disposizioni vigenti. Consentono agli Enti di riconoscere un beneficio economico ai propri dipendenti senza complicazioni operative, garantendo trasparenza e controllo in ogni fase del processo. La loro gestione rientra nel quadro dei fringe benefit previsti dall’articolo 51 del TUIR, che consente di erogare beni, servizi o voucher ai dipendenti senza che questi concorrano alla formazione del reddito da lavoro, entro i limiti di legge: per il triennio 2025-2027 la soglia di esenzione è fissata a 1.000 euro annui per tutti i lavoratori e 2.000 euro per chi ha figli fiscalmente a carico. L’erogazione può avvenire in formato cartaceo o digitale, sempre documentata e conforme alle procedure interne dell’Ente. Una soluzione, quindi, pienamente compatibile con i criteri di trasparenza e controllo richiesti dalla normativa vigente, e spendibile in oltre 35.000 punti vendita fisici e online, dalla spesa quotidiana ai carburanti, fino a moda, tecnologia e cultura. Oltre a questa formula pronta all’uso, gli Enti che desiderano dare continuità o strutturare in modo più organico l’erogazione di benefit possono contare sul supporto di Day per sviluppare soluzioni di welfare personalizzate: uno strumento che permette di mettere a sistema le risorse dedicate al personale, ampliando le opportunità di benessere e semplificando la gestione nel tempo. Il valore aggiunto di una scelta etica Affidarsi a Day Spa, Società Benefit, significa scegliere un partner con esperienza, visione e piena conformità normativa. Da anni collaboriamo con enti locali, scuole, aziende sanitarie e amministrazioni pubbliche per rendere il welfare accessibile, misurabile e sostenibile, attraverso soluzioni tracciabili e in linea con le procedure della Pubblica Amministrazione. Ogni servizio, dai buoni acquisto Cadhoc alle piattaforme welfare personalizzate, è supportato da strumenti digitali che semplificano il lavoro amministrativo e garantiscono trasparenza e controllo in ogni fase. In più, come Società Benefit, Day destina parte dei propri proventi a progetti sociali e ambientali, generando valore che si riflette sull’Ente, sulle persone e sulla comunità. Il team Day dedicato al settore pubblico è a disposizione per fornire informazioni, chiarimenti e supporto nella definizione della soluzione più adatta alle esigenze di ciascun Ente.
Riccardo Pirrone intervistato da Alessandra Bertazzoni
Novembre 10, 2025
Welfare Aziendale

Serve un Welfare Media Manager? L’intervista a Riccardo Pirrone

Durante l’evento ESG & Welfare organizzato da Day a Roma, Alessandra Bertazzoni, Relationship Manager, ha dialogato con Riccardo Pirrone, uno dei nomi più noti e influenti della comunicazione digitale in Italia. Presidente dell’Associazione Italiana Social Media Manager, Pirrone è CEO dell’agenzia Kirweb ed è conosciuto al grande pubblico come responsabile della comunicazione di Taffo, il brand di pompe funebri che ha rivoluzionato il linguaggio dei social con la sua ironia irriverente e provocatoria, diventando un vero e proprio caso di studio. Il suo intervento è stato l'occasione per riflettere su un tema insolito: come comunicare il welfare aziendale con la stessa efficacia e autenticità con cui si comunica un brand? In altre parole: serve davvero un "Welfare Media Manager"? E, se sì, da dove si comincia? Quali strategie, linguaggi, strumenti — e soprattutto quale mentalità — servono per raccontare in modo credibile il benessere delle persone dentro un’organizzazione? Ne è nata una conversazione vivace, piena di spunti concreti e di riflessioni sul valore della comunicazione interna come leva di sostenibilità: Alessandra Bertazzoni: Riccardo, tu vieni da un mondo molto diverso, quello della comunicazione. Che cosa ti ha spinto ad accettare l’invito di Day e parlare di welfare aziendale? Riccardo Pirrone: Mi ha convinto il fatto che il welfare, in fondo, è comunicazione. È il modo in cui un’azienda parla di sé stessa attraverso le sue azioni, non attraverso gli slogan. Io vengo dal mondo del marketing, dove siamo abituati a dire che "la comunicazione è tutto", ma in realtà tutto è comunicazione: anche un piano welfare lo è. Quando un’azienda decide di fare welfare, sta dicendo qualcosa su chi è, su come considera le persone, su che idea di società ha in mente. AB: Quindi il welfare come linguaggio dell’impresa? RP: Esattamente. Le aziende, oggi, non comunicano solo con la pubblicità: comunicano con i comportamenti. Se investi sul benessere dei tuoi dipendenti, se rispetti l'ambiente, se ti prendi cura delle relazioni interne, non hai bisogno di fare grandi campagne: la comunicazione accade da sola, perché le persone parlano bene di te. Il welfare è la forma più autentica di storytelling, perché racconta i fatti, non le promesse. AB: Spesso però le aziende comunicano il welfare come se fosse un'operazione di immagine. RP: Sì, e questo è un errore comune. Il welfare non si comunica per vantarsi, si comunica per condividere. Se lo usi come vetrina, perdi credibilità; se lo racconti per ispirare altre aziende o per spiegare come hai migliorato la vita dei tuoi collaboratori, allora funziona. La chiave è la trasparenza: dire anche le cose che non sono andate come previsto, far vedere che dietro ai risultati ci sono persone vere, non modelli da brochure. AB: Tu lavori con brand molto noti per la loro comunicazione ironica, come Taffo. C’è spazio per l’ironia anche quando si parla di welfare o sostenibilità? RP: Assolutamente sì, ma bisogna saperla dosare. L’ironia serve a rompere le barriere, a far arrivare messaggi che altrimenti sembrerebbero troppo istituzionali o noiosi. Il problema è che molte aziende hanno paura di essere ironiche, perché pensano che non sia “professionale”. Ma se l’ironia è usata con intelligenza, diventa un modo per umanizzare la comunicazione, e il welfare, in fondo, parla proprio di umanità. Io dico sempre che non serve prendersi troppo sul serio per essere seri: basta essere sinceri. AB: C’è un consiglio che daresti alle aziende che vogliono comunicare meglio le proprie iniziative di welfare? RP: Sì, non cercate la perfezione, cercate la coerenza. La comunicazione perfetta non esiste. Esiste quella coerente, che rispecchia ciò che siete davvero. Mostrate il dietro le quinte, fate parlare i vostri dipendenti, fate vedere i risultati concreti. E soprattutto: comunicate anche quando non avete numeri clamorosi da mostrare. Le persone vogliono verità, non performance. E poi ricordate che la comunicazione non è un reparto, è un comportamento collettivo. Tutti, in azienda, comunicano: dal CEO all’addetto alla reception. Il welfare, se è vissuto davvero, diventa parte naturale del racconto aziendale. AB: In chiusura, se dovessi sintetizzare il senso del tuo intervento in una frase? RP: Direi che la comunicazione rende concreto il welfare. Perché se non lo racconti, il welfare resta un gesto invisibile. E se lo racconti male, diventa solo marketing. Ma se lo racconti bene, con autenticità, allora diventa cultura. E questo, per me, è il punto in comune tra comunicazione e sostenibilità: entrambe funzionano solo se sono veri atti di responsabilità.